Setoso e delicato al palato, profumato e speziato, esprime la dolcezza e la semplicità di un liquore e ben si accosta a dessert di fine pasto, prediligendo serate dedicate agli abbinamenti con cioccolati eccellenti.
L’origine di questo vitigno autoctono campano a bacca rossa è avvolto nel mistero.
Cresce solo nell’odierna provincia di Caserta, in quella zona della Campania Felix dove già nell’antichità era prodotto il rinomato vino Falerno, particolarmente vocata per la coltura della vite, grazie alla presenza del fiume Volturno, della vicinanza con il mare e degli alti rilievi del Matese.
Secondo altre ipotesi che ne spiegherebbero anche il nome, invece, il Casavecchia discenderebbe da un ceppo solitario di grosse dimensioni scoperto verso fine Ottocento all’interno di un rudere nelle campagne di Pontelatone e sopravvissuto alle epidemie di oidio e fillossera: molti contadini della zona chiesero le talee ‘e chella casa vecchia da impiantare nei propri vigneti.
Il maestro Luigi Veronelli, negli anni Sessanta, diceva del Casavecchia che è un vino “completo, armonico, di bel colore, desideroso di razza. Se la merita”. E come sempre non si sbagliava perché, ormai da anni, il Casavecchia ha conquistato la Doc.